Geografia: Cina

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    Cina
    (in cinese Chunghwa Jenmin Kung-ho-kuo)

    Stato dell'Asia orientale, conosciuto ufficialmente come Repubblica popolare cinese, il primo del mondo come popolazione, il quarto per superficie. Comprende la C. propriamente detta, la Manciuria, la Mongolia interna, la provincia del Sinkiang e il Tibet. Confina a nord con la Mongolia esterna e la Siberia (Unione Sovietica), ad est con la Corea e l'oceano Pacifico che prende vari nomi secondo le regioni costiere, a sud col golfo del Tonkino, Vietnam del Nord, Laos, Birmania, India, Bhutan e Nepal; ad ovest col Kashmir, Afghanistan e Unione Sovietica. Superficie 9.536.449 kmq; ab. 1.130.483.401. Capitale: Pechino
    La Mongolia esterna si separò nel 1915 dalla C. divenendo dopo il 1917 alleata della Russia. Nel 1924 la Russia riconobbe la sovranità della C. sulla Mongolia, ma col trattato russo-cinese del 1945 la Mongolia acquistò una completa indipendenza. La Corea (a nord-est) faceva un tempo parte della C., ma già nel XIX sec. l'autorità degli imperatori cinesi era nella regione molto diminuita. Nel 1895, dopo la disastrosa guerra coi Giapponesi, la Corea cadde praticamente nelle mani di questi ultimi. Nello stesso tempo l'isola di Formosa (Taiwan), ora sede del cosiddetto governo nazionalista, divenne possesso (fino al 1945) dei Giapponesi. Dopo la guerra cino- giapponese del 1931-33 e l'invasione del 36, la Manciuria e le regioni costiere della C. furono assoggettate dai Giapponesi. Vennero liberate tra il 1944 e il 1945.
    Configurazione fisica
    Uno degli aspetti della C. è il suo isolamento geografico, per cui nel passato è rimasta come a sè stante. In effetti grandiose catene e altipiani la tagliano completamente fuori dal resto dell'Asia. Eccetto quindi che per mare, è difficoltoso entrare nel paese. Da un punto di vista topografico la C. presenta caratteri molto diversi. Così alla grande area montagnosa della C. sud-occidentale seguono regioni collinose e vastissime pianure. Tre grandi fiumi dividono la C. propriamente detta in un'estensione settentrionale, una centrale ed una meridionale. L'estensione settentrionale è una grande monotona pianura con ca. 100.000.000 di abitanti, formata dal bacino dll'Huang Ho (il fiume Giallo). Ad ovest di tale pianura vi è un altipiano costituito di terreno sabbioso (altipiano del Loess) che i venti hanno portato dal deserto mongolico. Passando attraverso l'altipiano del Loess, l'Huang Ho e i suoi affluenti ne trascinano un fertile terriccio, di cui è formata la piana del fiume.
    L'estensione centrale della C. è quella del bacino dello Yang-tze kiang, chiamato dai Cinesi anche solo Kiang, il fiume. Essa è separata dalla pianura settentrionale dai monti Tsinling e si divide in tre sezioni: il Bacino rosso dello Szechwan, la valle del Medio Yang-tze e il delta del Basso Yang-tze. Il Bacino rosso è un bassopiano circondato di montagne, il cui suolo è in gran parte formato di calcare rosso, da cui il nome. Ha clima umido ed è molto fertile. Tra i monti che lo chiudono ad ovest vi sono i monti Tahsueh, a volte detti anche Alpi dello Szechwan, che costituiscono i contrafforti esterni orientali del Tibet. La valle del Medio Yang-tze è formata da una serie di antichi bacini lacustri che una volta comunicavano direttamente con l'oceano Pacifico (così come il Bacino rosso era il fondo d'un mare interno). Il più occidentale di tali bacini è occupato dal lago Tungting, che si ingrandisce nella stagione piovosa e si rimpicciolisce neI mesi aridi, mentre quello orientale è occupato dal lago Poyang. Entrambi tali laghi funzionano da serbatoi dello Yang-tze. Tutta la valle è coltivata a riso. Il delta del Basso Yang-tze è una delle aree più popolate della C. Vi si alternano laghi, canali, piccoli e grandi corsi d'acqua che danno alla regione un aspetto pittoresco. Il centro principale è Shanghai.
    L'estensione meridionale è definita dal bacino del Si-Kiang. Predominano in tale estensione le aree collinose. Lungo la costa invece vi sono pianure formate dai delta dei fiumi. In queste zone e nelle valli fluviali si addensa la popolazione.
    La Manciuria, la Mongolia interna, il Sinkiang e il Tibet circondano la C. La Manciuria, collegata alla C. da un importante passo naturale (che ha nome Shanhaikwan) tra le alture iniziali dell'altipiano mongolico e il golfo di Po Hei, si presenta in buona parte montuosa. E' traversata da due grandi catene, i monti Khingan e i Ch'ang-pe shan, tra le quali si estende una serie di rilievi. Il fiume Sungari a nord e il Liao Ho a sud, separati da basse colline, formano, in regioni chiuse da monti, due grandi bacini. I monti Khingan costituiscono l'orlo orientale dell'altipiano mongolico, alto e arido. Il Sinkiang raggruppa un fascio di catene che poi si irradiano verso la C.: i monti Nan-shan, l'Altyn-tagh, il Karakorum, il massiccio del Pamir, il Trans-Altai e la catena del T'ien-shan. Il Tibet, che occupa tutta la parte sud-occidentale della C., è un gigantesco altipiano formato da una serie di alti bacini nei quali sono frequenti i laghi salati. Lo chiudono a nord i monti Kunlun e a sud il massiccio dell'Himalaya. Scendono dall'altipiano del Tibet tra gole di immense montagne i fiumi più importanti della C., quali lo Huang Ho e lo Yang-tze.
    Coste
    La lunghezza totale delle coste, senza tener conto delle sinuosità minori e delle isole, è di 3500 km. Esse formano un semicerchio alle cui estremità si trovano i golfi di Po Hei e del Tonchino e le penisole di Shantung e di Luichow. Geologicamente sono di formazione alluvionale o appaiono costituite di più antiche rocce granitiche. Il primo tipo presenta fondali bassi, poco accessibili alle navi, mentre nel secondo tipo si ritrovano litorali alti frastagliati da numerose insenature e circondati da isole, lungo i quali si hanno spesso baie profonde e ben riparate. Le coste della C. sono bagnate dall'oceano Pacifico, che assume diversi nomi: mare della C. meridionale, mare della C. orientale, mar Giallo. Particolare importanza hanno per le coste cinesi i tifoni tropicali che si formano ad oriente delle Filippine verso la fine dell'estate (d'inverno invece i cicloni giungono dalla C. occidentale). Le maree subiscono notevoli modificazioni secondo le zone. Esse raggiungono la massima altezza sulle coste del Fukien, dove salgono a m 5,50 e a volte fino a 7 m. Il Tonchino è interessato dal singolare fenomeno di una sola marea giornaliera. La marea si avverte lungo le rive dello Yang-tze fino a 650 km nell'interno ed è influenzata dalla direzione e dalla forza dei venti e dalla piena del fiume. La costa manciuriana è dritta e bassa lungo il golfo di Liao-tung, mentre la penisola, che pure ha il nome di Liao-tung, è frastagliata e possiede molte isole e numerose baie.
    Clima
    La C. presenta una grande varietà climatica e questo è dovuto, oltre che alla differenza di latitudine fra il nord e il sud, al sistema di venti monsonici che interessa tutto il paese. In generale dall'interno dell'Asia soffiano venti aridi e dall'oceano venti ricchi di umidità, per cui le coste e i fianchi dei primi grandi gruppi montuosi ricevono pioggia abbondante, mentre l'interno è privo di precipitazioni. Tale regime non è però sempre regolare, anche per l'arrivo di cicloni e tifoni. Per aversi la pioggia le masse d'aria che giungono dall'oceano devono incontrare l'aria fredda nell'interno. Se ciò non avviene può determinarsi un'intera stagione senza pioggia, cosa che provoca le famose disastrose carestie. Pur in tali condizioni varie, può in linea generale dirsi che la C. del nord è fredda, povera di pioggia e ventosa, mentre la C. meridionale è calda e umida la maggior parte dell'anno con abbondanza di piogge.
    Flora
    Del manto di foreste che migliaia di anni fa ricopriva la C. restano notevoli estensioni solo nelle regioni meridionali e presso località per lungo tempo considerate sacre. Vi sono comunque in C. più di 20.000 specie floreali. Nelle regioni nord-orientali, la foresta è composta di larici, abeti, pini, betulle, pioppi, noci, olmi. Nella valle dello Yang-tze e nel sud si trovano alberi di canfora, magnolia, mogano, tek e bambù, che sono un po' una pianta nazionale. La flora manciuriana è ancora ricca di foreste, in cui predominano betulle, querce, aceri, olmi, frassini, piante erbacee, ginseng. In Mongolia la vegetazione varia secondo le zone: nel nord vi sono boschi di cedri, larici, pioppi, betulle, querce, liquirizia e ma huang, da cui si estrae la ephedrina. Nel deserto di Gobi vivono solo piante dalle lunghe radici adatte a cercare acqua. Il Sinkiang e il Tibet sono in genere poveri di vegetazione.
    Fauna estinta
    I fossili del Primario e del Secondario in tutta la regione cinese, che non corrisponde alla C. politica ma va dalla Siberia all'altipiano tibetano ed alla penisola indocinese, esclusa la Malesia, non presentano forme insolite, ma tutte specie ritrovabili anche altrove (coralli, echinodermi, molluschi, crostacei, vermi, pesci primitivi), se si fa eccezione per qualche insolita forma di rettile. E' nel Terziario invece che la C. mostra un'enorme varietà di specie del tipo vertebrato, dai pesciolini «ornamentali» a due portanti organismi: l'Anfipiteco e il Sinantropo. Il primo è il più antico fossile a carattere certamente di Primate, il secondo (Sinanthropus Pekinensis) è del tutto affine al Pitecanthropus Giavanensis: conosceva il fuoco, era cannibale, riusciva a fabbricarsi alcuni strumenti di pietra grezza; il cervello possedeva ben sviluppato il centro della parola. E' probabilmente vissuto ca. 800.000 anni fa. Un eccezionale interesse presenta il dente di Pechino riferito a un Giganthropus o Gigantopitecus Blakii. E' un dente alto consumato secondo un movimento mandibolare umano (dall'alto in basso) e non pitecale, non ha somiglianze con quelli del gorilla, dello scimpanzè e dell'orango, ma s'avvicina di molto a quelli dell'Homo sapiens. Alcuni studiosi hanno perciò messo il suo proprietario, il Gigantropo, tra gli antenati dell'Homo
    Fauna vivente
    Comprende specie caratteristiche ed esclusive: piccoli pesci rossi ornamentali, vari anfibi come una salamandra di oltre un metro e mezzo di lunghezza, alcuni pesci a vita aerea delle coste dell'Indocina che passeggiano tra l'erba e s'arrampicano perfino sui rami, le tigri a pelo lungo e biancastro (tigri delle nevi) ancora viventi sull'altipiano tibetano, i buoi muschiati dal lungo pelo, asini e cavalli selvaggi, dromedari immigrati nel Terziario dalle loro regioni d'origine, il Nord- America, attraverso il ponte di terraferma allora esistente tra l'Alaska e l'Asia, volpi, linci, leopardi, serpenti, uccelli, roditori, insettivori, scimmie, insetti d'ogni specie. La zona meridionale (indocinese) presenta rinoceronti e elefanti di tipo indiano.Sul presunto misterioso primate vivente nelle gelide regioni tibetane, detto «l'abominevole uomo delle nevi», mancano assolutamente dati scientifici, anche solo per accettarne o negarne l'autenticità.
    Popolazione
    I Cinesi derivano da un complesso razziale formatosi attraverso varie mistioni. I primi nuclei della razza cinese si costituirono nella bassa valle dello Huang Ho e nello Shantung, dove già però vi erano comunità d'una avanzata cultura neolitica. Da queste regioni i Cinesi emigrarono verso ovest e versi) sud, via via incontrando sulla loro strada più antichi insediamenti umani. Nel corso dei secoli si ebbero poi invasioni dall'esterno, soprattutto dal nord e dal nord-ovest, come Mancesi, Mongoli e Turchi, mentre dal sud e dal sud-est si verificavano infiltrazioni (specie culturali e linguistiche) tibetane e birmane. Tuttavia i Cinesi finirono per diventare un popolo abbastanza omogeneo, particolarmente nelle regioni non di confine. Le loro caratteristiche razziali, occhi a mandorla, pelle gialla, capelli neri, barba rada sono segni che si incontrano senza eccessive modificazioni. Alcune differenze si hanno tra il nord e il sud: così i settentrionali sono più alti e di più snella complessione rispetto ai meridionali. Nel sud e sudovest della C. vera e propria vive gente discendente da nuclei non cinesi (i cosiddetti Lolo, Chuang, Nung). Il Tibet, isolato per migliaia di anni, mantiene una tipologia razziale inalterata, mentre invece il Sinkiang, traversato da carovane, presenta un pittoresco mosaico razziale. La Manciuria ha visto modificata la sua popolazione dalle emigrazioni del XIX e del XX sec., che hanno creato larghe minoranze di Coreani e Mongoli.
    Numero di abitanti
    Ancora oggi la popolazione cinese è addensata sulle rive e nelle valli dei grandi fiumi, come il Fiume Giallo, lo Yang-tze, e nel Bacino Rosso, mentre nella Mongolia interna, nel Sinkiang e nel Tibet è molto rada. Nel 1953 gli abitanti della C. erano 582.603.417. Considerando, secondo quanto indicato dalle stesse autorità cinesi, un aumento annuo del 2%, cioè di 12.000.000, alla fine del '62 la popolazione raggiungeva ca. 700.000.000 di unità.
    Nel 1982 il governo cinese ha reso noto i risultati di un censimento condotto nel territorio della Repubblica. I Cinesi, malgrado un severo controllo delle nascite, hanno notevolmente superato il miliardo di unità e il tasso di accrescimento resta alto.
    Religione
    Attraverso la sua organizzazione cellulare e varie associazioni culturali il partito comunista cinese cerca di spezzare il complesso di superstizioni e di pratiche religiose diffuse soprattutto nelle campagne e che si riallacciano ad antiche tradizioni animistiche e politeistiche. Nella religione popolare cinese esistono gli spiriti del male, i kuai, da cui derivano malattie ed altri infortuni. Essi possono essere scacciati con una serie di pratiche e cerimonie. I kuai sono l'incarnazione dello yin, lo spirito universale dell'oscurità di genere femminile. Ad esso si oppone lo yang, che è un principio maschile e rappresenta la luce e il calore. Dello yang ci si può servire nella lotta contro i Kuai. Accanto a questi due principi universali vi sono una quantità di divinità maschili e femminili parte locali, parte importati. Su tutte domina T'ien, la più importante, che le vecchie caste sacerdotali identificavano con l'imperatore. Così pure ogni città aveva un tempo un proprio dio locale identificato con il magistrato cittadino. In tal modo la religione era un potente mezzo di sostegno del potere politico.
    Le classi più colte accettavano e in parte accettano alcune religioni positive: confucianesimo, taoismo, buddhismo, islamismo e cristianesimo. Il confucianesimo ha per secoli fornito le leggi della morale corrente, tanto che l'ultimo governo nazionalista, nel suo tentativo di salvare l'unità dello stato, cercava di rifarsi proprio agli ideali dell'etica confuciana. Il taoismo è di origine cinese, ma rivela una marcata influenza del buddhismo. Quest'ultimo, di origine indiana, è entrato profondamente nella vita e nel costume dei cinesi e ancora oggi ha migliaia di templi, monasteri e monaci. L'islamismo si ritrova nelle province di nord-ovest e sud-ovest e nelle regioni dove vi sono state immigrazioni dall'Asia attraverso il Sinkiang. Il cristianesimo è stato introdotto dai missionari cattolici, ortodossi e protestanti e interessa poco meno di 5.000.000 di persone. Il controllo posto dalle autorità comuniste sulle missioni ne ha ridotto grandemente l'attività.
    Governo
    Il 1° ottobre 1949 una grande Conferenza di dirigenti comunisti provenienti dalle varie organizzazioni politiche creava il nuovo governo della Repubblica popolare cinese con capitale Pechino. Si gettavano contemporaneamente le basi di un comune programma nelle linee del marxismo- leninismo. Lo stato è fondato sull'alleanza delle classi lavoratrici unite in una democrazia popolare. Tuttavia, affinché vi sia una continua salvaguardia contro i «reazionari» interni e esterni e sia assicurato il passaggio dalla fase socialistica della società a quella comunista, i lavoratori esercitano,attraverso il partito comunista che li esprime, una loro dittatura. La Conferenza stabilì anche i principi d'una costituzione, che vennero approvati nelle elezioni tenute nel 1954. Da queste elezioni uscì un Congresso nazionale del Popolo, definito l'organo supremo dello stato e l'unico corpo legislativo. Da un punto di vista amministrativo la C. veniva divisa in 21 province, 5 regioni autonome (tchu) e cioè Mongolia interna, Sinkiang-Uighur, Kwangsi-Chuang, Ningsia-Hui e Tibet, e due speciali municipalità, Pechino e Shanghai. Ciascun tipo di tali divisioni amministrative ha i suoi Consigli del Popolo, Congressi del Popolo, Corti del Popolo e Procuratori del Popolo che esprimono il decentramento dei poteri.
    Gruppi di pressione
    Esistono in C. decine di organizzazioni attraverso le quali il partito comunista cinese controlla il paese. E' però anche probabile che in tali organizzazioni si riflettano alcune strutture e poteri della vecchia società e perciò esse agiscono come veri e propri gruppi di pressione. Ne diamo un rapido elenco:
    1) Fronte unico democratico popolare (FUDP). Ha unito le forze rivoluzionarie per la conquista del potere dal '19 al '49. «Senza il FUDP, affermò lo stesso Mao, la vittoria della nuova democrazia in C. sarebbe stata impossibile». Dopo il '49 il FUDP ha avuto il compito di cooperare alla formazione del socialismo in C., dirigendo numerosi gruppi.
    2) Associazione per la formazione nazionale socialista della C. Partito politico, entrato a far parte del FUDP. Sorse nel '45 ad opera di elementi patriottici della borghesia commerciale e industriale. Riunisce ancora forze sostanzialmente avverse al regime di Mao, ma che grazie ad un compromesso di coesistenza prendono viva parte allo stato socialista.
    3) Associazione per l'aiuto dello sviluppo democratico. Partito politico, anch'esso facente parte del FUDP. Sorto nel '45, unisce gli esponenti della stampa, della cultura e dell'istruzione. E' strettamente legato alle direttive del partito comunista cinese e persegue l'obiettivo di costruire il socialismo in Cina con mezzi democratici.
    4) Associazione cinese degl'industriali e commercianti. Raccoglie le forze borghesi del paese e fa parte del FUDP. Fu istituita nel '53 con lo scopo di indurre gli associati a lavorare con animo patriottico e a collaborare personalmente e collettivamente all'edificazione del socialismo. 5) Confederazione cinese delle donne. Unione di massa, sorta nel '49 e inserita nel FUDP. Raccoglie le donne di tutti i ceti e di ogni attività, spingendole a lavorare e a battersi per le rivendicazioni dei propri diritti.
    6) Confederazione cinese della gioventù. Fino all'aprile del '58 si chiamava Federazione cinese della gioventù democratica. E' l'organizzazione del Fronte unico della gioventù cinese ed è sotto la guida del PCC. Sorto nel '49, comprende l'Unione comunista della gioventù cinese, la Federazione cinese degli studenti, l'Associazione patriottica della gioventù tibetana, l'Unione contadina dei giovani, l'Unione contadina delle giovani. E' di grande ausilio al partito per le campagne di massa, avendo una forte capacità di penetrazione e dinamicità organizzativa.
    7) Confederazione cinese dei sindacati. E' l'organo che raccoglie i numerosi sindacati. Sorto nel maggio del '25, fa parte della Confederazione mondiale dei sindacati. Come per tutti i paesi a regime socialista-marxista, i sindacati non esercitano la loro funzione precipua, vale a dire l'interesse dei propri iscritti, ma sono dei semplici organi periferici del partito, di cui devono assolutamente seguire le direttive.
    Altri gruppi importanti sono: il Partito democratico cinese degli operai e dei contadini, l'Associazione dei pionieri, le associazioni e leghe di artisti e scrittori, l'Associazione per l'amicizia cino-sovietica
    Educazione
    Uno degli aspetti più vistosi dell'immobilismo storico cinese è il perpetuarsi nei secoli d'una lingua scritta ufficiale grandemente differente dal linguaggio parlato e basata sull'uso di caratteri e formule il cui apprendimento richiedeva anni di estenuanti esercizi mnemonici. E' da notare che l'intellighentia rivoluzionaria considerò fondamentale per il rinnovamento della C. l'adozione di un alfabeto più semplice, che esprimesse sinteticamente la lingua parlata. Nel 1905 il tradizionale sistema di esami imposto dallo stato imperiale agli aspiranti funzionari, costituito di esercizi per lo più letterari, venne soppresso e comIncIarono a diffondersi i sistemi occidentali. Il governo comunista ha continuato in effetti questa rivoluzione. La scuola è oggi in C. sotto il completo controllo dello stato. La campagna per la lotta contro l'analfabetismo e per l'istruzione di massa è anche un modo di diffusione del materialismo dialettico.
    Economia
    Il comunismo ha rivoluzionato tutte le forme dell'economia cinese. In una prima fase della riforma agraria iniziata nel '51 venne confiscata la terra nelle mani dei grandi proprietari e distribuita ai piccoli contadini. Successivamente si ebbe un piano di collettivizzazione che portò alla costituzione di centinaia di migliaia di fattorie collettive di tipo sovietico, strettamente legate allo stato, per la consegna dei prodotti e l'acquisto di macchine e fertilizzanti. Un aspetto estremamente rivoluzionario nella collettivizzazione dell'economia è stata la costituzione delle cosiddette comuni
    Le comuni. Si tratta di comunità sociali assolutamente collettivizzate impegnate nella loro zona non solo nell'agricoltura, ma anche nell'industria, negli scambi e responsabili dell'educazione, igiene, cultura e amministrazione locale. I componenti d'una comune sono organizzati militarmente e il loro lavoro, anche quello familiare, è pianificato. Così i pasti sono preparati nelle cucine sociali, i bambini sono affidati durante le ore di lavoro alle nurseries
    Considerate nella C. postrivoluzionaria come la maggiore realizzazione del marxismo-leninismo, esaltate in Occidente, soprattutto negli anni della contestazione giovanil, le comuni in realtà finirono via via per trasformarsi in pesanti apparati burocratici. Mao Tse-tung ne era orgoglioso e riteneva che esse fossero la vera via verso una totale collettivizzazione. Nel 1989 Deng Xiaoping ne stabilì la graduale soppressione.
    Prodotti agricoli
    L'agricoltura è stata sempre la principale occupazione dei Cinesi. Nelle popolose aree lungo i fiumi si sono sempre adottati sistemi di intenso sfruttamento, condotti attraverso il lavoro umano e l'uso dei bufali nella valle dello Yang-tze. Il riso costituisce l'alimento base delle regioni meridionali e centrali, mentre nel nord è raro e viene sostituito con frumento e miglio. Altri prodotti popolari sono arachidi, patate dolci, rape, meloni, noci, pere, pesche, albicocche. Il tè è la bevanda nazionale. Diffusa è la coltivazione del cotone e di altre fibre vegetali.
    Allevamento
    E' diffuso ovunque, specie ovini e capre nel nord e nord- ovest, bovini e maiali al centro e al sud. I prodotti dell'industria casearia come formaggio e burro sono poco consumati. Un posto particolare ha l'allevamento del baco da seta, un tempo una delle voci più importanti dell'economia cinese.
    La nuova produzione
    Secondo dichiarazioni ufficiali il Primo piano quinquennale (1953-57) avrebbe già portato la produzione nei campi di prodotti essenziali (riso, frumento, miglio, segala, arachidi, fibre vegetali, tè) ad un altissimo livello. Nel '58 vi sarebbe stato uno sbalzo rispetto al '52 del 100%. Uno degli sforzi del governo è stato in questi anni (e lo è tuttora) di evitare le paurose carestie, migliorando i sistemi di irrigazione, creando depositi d'acqua e accantonando grandi scorte alimentari. Tuttavia nel '60 e nel '61 da vari cenni si poteva dedurre il protrarsi d'una carenza alimentare in molte regioni. Questa perenne crisi alimentare della C., acuita anno per anno dall'incremento demografico, potrebbe spiegare alcuni aspetti della politica estera di Pechino.
    Industrie
    Nel 1949 il governo comunista diede inizio ad un grande piano di industrializzazione del paese, che avrebbe dovuto fare della C. una delle nazioni guida nel campo del progresso industriale. Tutte le industrie chiave vennero immediatamente nazionalizzate, mentre fu lasciata una certa libertà a piccole industrie e imprenditori privati. Negli anni seguenti l'industria privata fu però completamente eliminata. Come accadde nell'URSS, anche in C. fu per un certo tempo dato il primo posto all'industria pesante, soprattutto per la produzione dell'acciaio e di grandi macchinari, ma la drammatica richiesta di prodotti di consumo spinse verso il 1957 il governo ad una campagna di formazione di industrie minori e ad un aumento della produzione di prodotti destinati alle masse. La C. era rimasta su un piano di rudimentale industrializzazione. In molte regioni le industrie mancavano del tutto, in altre erano arretrate e comunque insufficienti. Fu perciò necessario ricorrere all'aiuto dei tecnici russi e cecoslovacchi, che dovettero curare anche la creazione di speciali scuole e corsi per la formazione di mano d'opera cinese. I dati forniti dal governo di Pechino danno come raggiunti i vari Piani per l'industrializzazione della C.: così la produzione dell'acciaio, di poco più di 1300.000 nel 1952, avrebbe raggiunto nel 1963 i 15.000.000 di t. per arrivare nel 1988 a ben 59.430.000 t. Anche l'energia elettrica ha avuto uno sviluppo poderoso con la creazione di grandiose centrali a Fengman sul fiume Sungari in Manciuria, a Supung sul fiume Yalu ai confini con la Corea del Nord, a Chingtung nella regione autonoma di Ningsia Hui, a Sammenhsia nella provincia dello Honan, sul fiume Sinan nella provincia di Cheltiang. Grandi progressi hanno fatto inoltre le industrie meccaniche e quella edilizia.
    Ma i progressi sono relativi a un passato medievale. In realtà la C. mantiene infinite carenze. Oggi ha un armamento nucleare e tuttavia non sono stati risolti problemi di irrigazione e di trasporto. E parte della popolazione è pagata con cibo e vestiario.
    Minerali
    La C. è ricca di depositi minerari e da secoli i Cinesi, sia pure con metodi primitivi, sono dei minatori esperti. Già da lunghissimo tempo, per es., essi usavano il carbon fossile per fondere il ferro. Si trovano in C. diffuse ovunque miniere di carbone, rame, zinco, ferro, stagno, argento, oro. Nella produzione di carbon fossile la C. è passata nel 1988 al primo posto nel mondo con una produzione di 946.460.000 t. annue. Alta e anche la produzione di ferro grezzo e dello stagno. Il petrolio è insufficiente e per diminuire in parte l'importazione il governo cerca di aumentare la produzione di nafta estratta dal carbon fossile. I principali centri minerari della C. si trovano in Manciuria, nello Shantung, nella provincia dell'Hopei, nell'Honan, nel Kiangsi. Un posto particolare hanno alcuni minerali di cui la C. abbonda, importanti sia per la produzione dell'acciaio che come minerali atomici, in larga misura esportati.
    Pesca
    Ha grande importanza nell'economia del paese anche nelle zone interne, dove abbondano fiumi e laghi. Insieme col riso il pesce rientra infatti largamente nell'alimentazione dei Cinesi. Diffusi sono gli allevamenti in stagni e laghetti. Anche la pesca è stata oggetto di pianificazione da parte del governo. In numerose località sono sorte industrie per l'inscatolamento e la conservazione.
    Scambi
    Con la rivoluzione comunista le importazioni e le esportazioni cinesi restarono limitate all'area dell'Unione Sovietica e dei paesi comunisti asiatici e europei. La C. importa soprattutto materiale meccanico e equipaggiamento necessari per il suo piano di industrializzazione. Esporta invece oli vegetali, vegetali secchi, uova, seta, cotone, tè, antimonio. Tali scambi sono dal 1972-73 diretti verso gli Stati Uniti e gli altri paesi occidentali.
    Finanze
    Tutte le banche vennero nazionalizzate nel 1949 e raggruppate nella Banca del Popolo di C., che attraverso le sue agenzie controlla il movimento monetario del paese. A fianco della Banca del Popolo e da essa dipendenti vi sono altre istituzioni finanziarie per lo sviluppo del paese: la Banca delle Comunicazioni, la Banca delle Cooperative agricole.
    Trasporti e comunicazioni.
    Sono oggi scomparsi dalla C. antichi mezzi di trasporto come portantine, riksciò, ecc., basate esclusivamente sulla forza dell'uomo; via via la moderna motorizzazione si è sostituita ad essi. Strade e mezzi di trasporto costituiscono una delle maggiori preoccupazioni del governo comunista, in quanto, tranne in alcune regioni come in Manciuria dove i Giapponesi avevano costruito una rete di vie ferroviarie e rotabili, la C. era praticamente priva di strade. Per secoli i Cinesi si sono serviti dei fiumi e dei canali come arterie di comunicazione, usando i più svariati mezzi galleggianti, come zattere sostenute da otri rigonfi e le famose giunche per la navigazione oceanica e sui grandi fiumi. Un nuovo grande tronco ferroviario unisce oggi la Mongolia interna e quella esterna, mentre è in costruzione una linea tra Lanchow in C. e Aktogay in Unione Sovietica, attraverso il Sinkiang. Questa linea riveste una particolare importanza perché unirà direttamente l'Asia centrale con la C. Una via automobilistica unisce i principali centri del Tibet con la C. Un enorme sviluppo ha avuto la costruzione di impianti telefonici e l'installazione di stazioni radiotelevisive.
    Storia
    Fino al 1912 la C. fu un impero con alle spalle una sua storia millenaria. Nel 1912 l'ultimo imperatore abdicò e si ebbe il periodo repubblicano (1912-1928); seguirono poi il cosiddetto periodo nazionalista e nel 1949 lo stato comunista.
    Gli inizi dell'impero cinese risalgono al secondo millennio a.C. Da allora una dopo l'altra si succedono numerose dinastie. Ognuna di esse contraddistingue una particolare era culturale. Ciò che è peculiare in questo lungo periodo di storia è la tendenza, a partire dal primo millennio d.C., alla stasi, al persistere delle vecchie forme. Si ha cioè un immobilismo storico che può spiegarsi solo col particolare isolamento geografico della C. e la particolare struttura della società cinese. Nel XIX e nel XX sec. la penetrazione degli occidentali operò una profonda corrosione del sistema su cui poggiava l'impalcatura imperiale: una prima diretta conseguenza fu la rivoluzione del 1912 che spazzò via l'antica C.
    Le prime culture. L'uomo ha fatto la sua prima comparsa lungo le rive dei grandi fiumi della C. centinaia di migliaia di anni fa. Il cosiddetto uomo di Pechino (v. in questa stessa voce, Fauna estinta) è considerato da alcuni uno dei progenitori della razza umana, ma non vi sono prove che esso sia un antenato dei Cinesi.
    I primi ampi reperti preistorici risalgono in C. al Neolitico ed appartengono ad un tipo di cultura che oltre a lavorare la pietra per farne utensili aveva imparato a usare il rame. Di questa cultura vi è anche un ricco vasellame. Le abitazioni erano in parte sotterranee e formavano dei villaggi cinti da mura. Si allevavano già cani, pecore, bovini, maiali. Il miglio era il cereale che dava l'alimento quotidiano. Molti utensili di tale cultura sono in seguito riconoscibili in rozzi oggetti di legno usati dai contadini cinesi in tutti i tempi. E' probabile, non ammettendo una formazione sul posto, che queste prime comunità siano emigrate dall'Asia attraverso il Sinkiang o dall'India. Piuttosto che rifarsi a tali ritrovamenti i testi cinesi circondano gli inizi della loro storia con un manto di leggende ed è difficile stabilire quali di esse siano un puro parto della fantasia e quali abbiano un qualche fondamento storico.
    La prima dinastia, la cui esistenza storica può essere provata con documenti archeologici, è quella degli Shang, che regnarono dal 1760 ca. al 1122 a.C. A questa seguirono le seguenti dinastie: Chou (1122 - ca. 220 a.C.), Ch'in (ca. 220 - ca. 205 a.C.), an (ca. 205 a.C. - 220 d.C.), Sui (589-618 d.C.), T'ang (618-907 d.C.), Sung (960-1279 d.C.), Yüan (1279- 1368), Ming (1368-1644), Ch'ing (1644-1912).
    Gli Shang. Furono i sovrani di un vasto regno creatosi nella valle dello Huang Ho, la cui società era strettamente divisa in caste. Religione e potere politico si identificavano. A volte erano praticati anche sacrifici umani. Durante la loro dinastia fiorì un'arte avanzata, specie nei lavori in bronzo, e si ebbero testi letterari per lo più incisi su conchiglie e ossi. Gli Shang caddero ad opera di potenti signori provenienti dall'ovest nel 1122 a.C.
    I Chou. I nuovi signori erano probabilmente antichi tributari dei Chang, divenuti a tal punto autonomi e possenti che profittando di interne lotte e divisioni attaccarono direttamente i Chang e si insediarono al loro posto. Essi regnarono oltre mille anni. Con una serie di guerre i Chou portarono il loro governo su numerose altre regioni della C., ma impossibilitati ad amministrarle direttamente dovettero ammettere un sistema di stati vassalli, organizzati in gerarchie feudali. Ad un certo momento, intorno al V sec., questi stati vennero in lotta tra di loro, finché non prevalse uno stato dell'ovest. Durante la dinastia Chou si formò nelle città una florida borghesia mercantile che favorì le arti e la letteratura. Sorsero anche le scuole filosofiche che elaborarono testi considerati quei testi considerati come classici dalle successive generazioni. Uno dei grandi pensatori di tale dinastia fu Confucio (551-479 a.C.), che dichiarava a sua volta di rifarsi a fonti più antiche. La morale di Confucio ebbe importanza anche politicamente perché servì ai regnanti come un mezzo per legare l'individuo e le classi ai doveri sociali. Importante fu anche la corrente deI taoismo iniziata da Lao-tzu, una figura semileggendaria su cui non si hanno dati biografici. Nel taoismo è possibile vedere una certa protesta contro le elaborazioni dottrinali del confucianesimo. Tra gli scrittori e pensatori di quest'epoca vi sono Mencio, seguace di Confucio, Chuang-tzu e Mo Ti. Alcuni di questi autori parlarono di un amore universale come regola del mondo.
    I Ch'in. A questi dinasti saliti al potere intorno al '20 a.C. va il merito di avere unificato i vari territori della C. creando l'impero. Da essi forse viene il nome China o Cina. Furono sovrani abili non solo militarmente. Una volta conquistata con le armi una regione, si preoccupavano di creare un'amministrazione stabile e strettamente legata al potere centrale. Iniziarono una lotta contro le ideologie sovversive e bruciarono i testi dei filosofi, salvando solo quelli dei legalisti che desideravano uno stato assolutistico. Ebbero la loro capitale nella valle del Wei e da qui attraverso i propri funzionari cercarono di diffondere nell'impero un tipo unico di scrittura. Per difendere le frontiere settentrionali razziarono intere popolazioni e in un mare di sangue costruirono la Grande Muraglia, una delle meraviglie del genere umano. La dinastia non ebbe però vita lunga. Dopo la morte del suo fondatore Shih Huang Ti (l'imperatore) avvenuta intorno al 210 si scatenarono guerre civili che portarono alla ribalta gli Han.
    La dinastia Han. Con gli Han l'impero cinese raggiunse un'immensa estensione. Esso andava dalla Mongolia all'India e all'Indocina. Gli Han perfezionarono il sistema burocratico creato dai Ch'in. Quelli che aspiravano a diventare funzionari dello stato dovevano superare un sistema di esami sopravvissuto nei secoli fin quasi ai nostri giorni. Il confucianesimo divenne filosofia di stato. Dall'India inizio a diffondersi il buddhismo. Verso il 220 d.C. Le guerre interne e le continue incursioni dalle frontiere posero In crisi l'intero impero, che si frazionò in vari stati. Decaddero rapidamente le scuole filosofiche e le arti precedentemente appoggiate dalla corte.
    Le dinastie Sui, T'ang e Sung. Si successero monotonamente senza notevoli cambiamenti. Ai T'ang, crollati nel 907 d.C., seguì un periodo di disordine. Le frontiere settentrionali finirono per cedere sotto l'attriodo di disordine. Le frontiere settentrionali finirono per cedere sotto l'attacco dei Mongoli. Questi iniziarono l'invasione della C. nel 1279 facendo cadere gli ultimi sovrani Sung. Un grande sovrano dei Mongoli fu Kublai Khan, nipote di Genghis Khan. In tali anni i primi europei visitarono la C. Il primo di essi fu Marco Polo.
    Dai Ming alla penetrazione dell'Occidente. Contro i Mongoli si formò una coalizione nazionale guidata da un ex monaco buddhista, Chu Yüan-chang, che formò una nuova dinastia, quella dei Ming. Nel 1557 i Portoghesi stabilirono una loro stazione commerciale a Macao e i contatti con gli europei almeno sulle coste divennero più frequenti, ma la C. continuò una sua vita medievale del tutto rivolta al passato. Nel 1644 si ebbe un'invasione dalla Manciuria; i Ming furono abbattuti e al loro posto si instaurò una dinastia straniera, quella dei Ch'ing, che regnarono da Pechino. Nel XIX sec., subito dopo le guerre napoleoniche, le potenze coloniali europee e particolarmente l'Inghilterra cominciarono a premere perché la C. aprisse i suoi porti ai traffici e alla penetrazione europea. L'Inghilterra condusse una prima guerra nel 1839 e una seconda nel 1856, quest'ultima insieme con la Francia; in ambedue le guerre la C., sconfitta, fu costretta ad aprire alcuni porti e a fare concessioni. Presto Hong-Kong cadeva nelle mani degli Inglesi, mentre i Russi occupavano un tratto di territorio sul fiume Amur e sulla costa del Pacifico. Nel 1894-95 i Giapponesi, modernamente armati, presero l'isola di Formosa e le isole Pescatori e costrinsero la C. a riconoscere l'indipendenza della Corea. La vecchia C. cominciò a crollare da tutte le parti. L'urto delle nuove idee, introdotte da mercanti e missionari in un paese rimasto più di 1000 anni indietro, provocò uno stato di perenne disordine, di agitazione sociale, di confusione tra antico e moderno. Il potere centrale, che si reggeva su una struttura di tradizioni, divenne in molti luoghi inesistente. Nel tentativo di salvarsi, la casta feudale dei grandi proprietari terrieri scatenò contro gli europei la guerra detta dei boxers (1900)> cui intervennero, oltre alla Francia e all'Inghilterra, varie altre nazioni europee. Nel 1905 Russi e Giapponesi, i quali ormai si fronteggiavano apertamente sul Pacifico, combatterono sul suolo cinese una sanguinosa guerra.
    La rivoluzione
    Sia la corte che la classe dirigente cinese furono incapaci di accettare il progresso e servirsene ai fini di un rinnovamento della C. Il progresso finì così per essere rivolto contro di essi. Quando la corte si decise, dopo la guerra dei boxers e sotto la spinta di elementi illuminati, come per es. il pensatore K'ang Yu-wei, a promuovere una serie di riforme sociali, economiche, militari, istituzionali era ormai troppo tardi. Tra i giovani appartenenti alla borghesia le idee occidentali avevano avuto forte presa e in varie città erano nate associazioni rivoluzionarie. Largo seguito aveva nel paese Sun Yat-sen, uno dei primi grandi rivoluzionari cinesi. Il 10 ottobre 1911 gruppi di studenti, appoggiati da reparti militari e dalla simpatia della borghesia cittadina, passarono alla rivolta armata. Il governo imperiale non poté opporre che una resistenza minima e i rivoltosi estesero il loro controllo su molte città e province meridionali. Si formò allora una repubblica che ebbe come primo presidente Sun Yat-sen (1912). A Pechino e nelle province del nord la monarchia fu sostenuta da un abile ufficiale, Yüan Shih-kai, che riuscì ad organizzare un potente esercito. Con le forze a sua disposizione Yüan Shih-kai intavolò trattative con Sun, che portarono al riconoscimento della repubblica. Yüan vi ebbe però una posizione preminente. In seno all'Assemblea nazIonale egli costituì un gruppo violento di opposizione formato da militari, in gran parte ancora monarchici, contro cui poco poteva il Kuomintang, cioè il partito repubblicano che aveva condotto la rivoluzione. Lo stesso Yüan, di carattere autoritario e forte, era visto da molti come l'uomo capace di ristabilire l'ordine e perciò aveva un largo seguito. La monarchia non fu restaurata, ma Yüan finì per diventare il dittatore della C. Alla sua morte (1916) i vari generali del suo esercito entrarono in lotta tra di loro, creando una serie di camarille e nelle province lontane veri e propri poteri separati, sorretti dalle guarnigioni al proprio comando. La C. cadde di nuovo nel disordine. Lo stesso Sun tentò di formare una propria autonoma repubblica a Canton.
    Delusi nelle loro aspettative molti degli antichi rivoluzionari repubblicani si unirono in nuove associazioni, mentre nelle grandi città nascevano numerosi partiti di tipo occidentale. Il 4 maggio 1919 gli studenti di Pechino manifestarono contro le condizioni imposte alla C. a Versailles. Queste manifestazioni diedero il via ad agitazioni che miravano ormai, sia in senso borghese che in un senso più radicale, ad una riforma totale della vita del paese. Nel 1921 alcuni intellettuali guidati da Ch'en Tu-hsiu fondavano il partito comunista cinese.
    Il governo nazionalista. Intorno al 1920 la situazione in C. era dominata da alcuni gruppi ben definiti: il Kuomintang che univa repubblicani, ex monarchici, liberali, nazionalisti quasi tutti provenienti dalle fila della borghesia; i vari generali delle province, i quali governavano dispoticamente nelle loro regioni e spesso erano in lotta tra loro; il partito comunista, che con un'azione di propaganda rivoluzionaria s'era diffuso tra il proletariato cittadino e in alcuni casi nelle campagne. Affinché la rivoluzione non fallisse Sun si accordò con i Russi e con i comunisti che vennero ammessi nel Kuomintang. Con l'appoggio dei Russi fu creata l'Accademia militare di Whampoa per la formazione di ufficiali fedeli al Kuomintang. Alla morte di Sun nel 1925 tra i militari dell'Accademia emerse un uomo nuovo, Chiang Kai Shek (v.), dotato di idee moderne, abile militare, diplomatico, organizzatore, eccellente politico. Con una serie di guerre nel nord Chiang fiaccò il potere dei generali ribelli (1927). L'anno successivo espelleva i comunisti dal Kuomintang e procedeva ad una grande operazione di repressione antioperaia. I comunisti, battuti nelle città, si organizzarono militarmente in alcune province sotto la guida di Mao Tse- tung. Nello stesso anno Chiang, con l'appoggio di tutte le correnti nazionaliste del Kuomintang, formava un governo a Nanchino che nel 1928 diveniva il governo nazionale della C.
    Chiang in effetti mirava a condurre avanti la rivoluzione borghese in C., secondo anche i principi di Sun: «unificazione nazionale, democrazia, miglioramento delle condizioni di vita del popolo»; ma i mezzi di cui si servì furono quelli d'una aperta dittatura, esercitata attraverso il Kuomintang, e soprattutto d'una propria polizia segreta. Nelle province dello Honan, Kiangsi e Fukien i comunisti rafforzavano intanto la propria organizzazione militare e lanciavano in tutto il paese una campagna rivoluzionaria, che trovava ormai un terreno fertile non solo nelle città, ma anche nelle campagne, dove malgrado la rivoluzione sopravvivevano ancora sistemi feudali.
    L'espansione giapponese. Sulla C. si esercitava un violento espansionismo giapponese. Dopo la guerra russo-giapponese del 1905, durante la quale i Russi erano stati battuti per mare e per terra, i Giapponesi s'assicurarono il possesso della Manciuria meridionale e il controllo dello Shantung, successivamente consolidato nel 1915. Seguirono anni di stasi con il tentativo da parte dei Giapponesi d'una penetrazione economica e culturale pacifica. Nel settembre del 1931 si ebbe invece una ripresa offensiva. In Manciuria venne stabilito il governo quisling del Manchuokuo, mentre forze giapponesi s'attestavano minacciosamente alla frontiera mongola e nella C. settentrionale. L'anno successivo Shanghai veniva attaccata. Nel 1937, col pretesto di un banale incidente, i Giapponesi passavano alla guerra aperta su larga scala. Una dopo l'altra le città costiere vennero prese tra incendi e massacri, la valle dello Yang-tze fu invasa. Il governo nazionalista portò la capitale da Nanchino a Chungking.
    Negli anni precedenti Chiang Kai Shek aveva impegnato i suoi eserciti in numerose campagne sia contro i comunisti che contro i militari delle province periferiche. I comunisti vinti nello Hunan e nel Kiangsi si erano rItirati nel nordovest della C. Tale ritirata è passata nella storia dell'Armata rossa cinese come «la lunga marcia». L'attacco giapponese portò ad un mutamento di politica. Mosca informò i capi comunisti cinesi che era necessario unirsi ai nazionalisti in un fronte unico contro l'imperialismo nipponico (tale linea era del resto seguita anche in Europa per fronteggiare la minaccia nazista). Nel 1937 i comunisti rientravano perciò nel Kuomintang e rivolgevano la loro azione contro i Giapponesi. Questa alleanza avrebbe avuto poi un effetto incalcolabile. Durante la guerra contro i Giapponesi l'Armata rossa si trasformò in un potente esercito con quadri preparati e esperti, mentre in tutta la C. si formarono le bande partigiane. I comunisti seppero inoltre rapidamente dare alla guerra contro lo straniero un significato di rivendicazione democratica e di istanza sociale. Intanto l'amministrazione nazionalista di Chungking si indeboliva sempre più. L'inflazione e le privazioni della guerra, l'enorme numero dei disoccupati, degli sbandati, il problema di grandi masse di profughi gettarono la C. nel caos. In parecchie aree del nord e in varie zone controllate da partigiani comunisti si cominciò a confiscare la terra e sorsero le prime cooperative. Per arginare l'invasione giapponese, ma anche per fermare il comunismo in C., gli USA appoggiarono il governo nazionalista inviando denaro, armi e tecnici. Poiché i rifornimenti dal mare erano impossibili, essendo le coste occupate dai Giapponesi, i Cinesi costruirono la famosa strada della Birmania (v.), una lunga arteria spianata da centinaia di migliaia di uomini attraverso monti quasi inaccessibili, paludi, infuocati altipiani. Per questa via passarono i rifornimenti americani destinati a continuare la guerra contro i Giapponesi. Poco prima della resa del Giappone l'esercito russo invadeva la Manciuria e stabiliva un diretto contatto con i comunisti cinesi.
    La rivoluzione comunista. Il partito comunista cinese aveva ormai pronti i piani per la conquista del potere in C. L'armata rossa controllava larghe aree nel nord, mentre in tutte le città del centro e del sud i comunisti, in stato di semiclandestinità, erano pronti a passare all'azione. Di contro tra i nazionalisti regnavano corruzione e sfiducia. Le masse contadine, il proletariato cittadino e non pochi elementi dei ceti medi vedevano ormai nel comunismo (che Mao aveva presentato come un movimento democratico deciso a prendere il potere rispettando tutte le forze veramente attive e nazionali) l'unica forza capace di risolvere i gravissimi problemi lasciati dalla guerra. Si giunse così alla guerra civile, una guerra rapida che fu più che altro una marcia dei comunisti verso il centro e il sud. Una dopo l'altra le città caddero in mano ai comunisti. Incapace di opporre una valida resistenza, Chiang Kai Shek si rifugiava con un piccolo esercito a Formosa, dove stabiliva il governo della C. nazionalista (v. Formosa). La rivoluzione comunista era compiuta. Il Congresso del Popolo diveniva l'organo politico più importante del nuovo regime. In esso hanno parte anche gruppi sociali non propriamente proletari, secondo quanto promesso da Mao, ma in effetti il controllo del paese è esercitato in modo assoluto dal partito comunista (v., in questa stessa voce, Storia: Gruppi di pressione).
    Nuovi sviluppi. La formazione di un immenso blocco comunista sul Pacifico e alle frontiere dell'India preoccupava soprattutto gli Stati Uniti, l'Inghilterra e l'Australia, la Francia. Dalla C. venivano armate e sostenute le bande partigiane indocinesi e malesi che costringevano la Francia ad una lunga guerra. Con l'appoggio dei Cinesi i comunisti coreani del nord tentavano di prendere l'intera Corea. Vi fu allora la guerra tra la Corea del Nord, comunista, e quella del Sud. Gli Stati Uniti intervennero direttamente nelle operazioni militari, che si prolungarono dal 1950 al 1953. Contemporaneamente gli Stati Uniti avvertivano Pechino di non tentare l'invasione di Formosa. L'avvertimento era seguito dall'arriva nelle acque di Formosa d'una potente flotta americana. Per bloccare il pericolo comunista cinese gli Americani stabilivano basi militari ovunque dal Giappone all'Australia, all'Indocina e creavano sistemi di alleanza.
    La nuova storia. La storia della C. comunista dal '49 a oggi appare contraddittoria se considerata da un punto di vista occidentale. Bisogna però pensare che i comunisti giunsero al potere in un paese immenso medievale o semimedievale. Fino al 1976 Mao Tse-tung ebbe un'autorità assoluta, ma in apparenza, perché nel partito vi erano correnti diverse in lotta tra loro.
    Nel '58 ebbe inizio il cosiddetto "Grande balzo in avanti", che avrebbe dovuto trasformare in breve la C. in un paese industrializzato. Fu un totale fallimento. Chou (Ciu) En-lai, della corrente moderata riuscì faticosamente a salvare il salvabile. Nel '66 cominciò la "Rivoluzione culturale", in effetti una sanguinosa repressione condotta in tutto il paese per eliminare i moderati. La Rivoluzione fu voluta dagli estremisti di sinistra guidati da Ciang Cing, la moglie di Mao, e da alcuni altri maggiori esponenti (la cosiddetta famigerata «Banda di Shangai o dei Quattro»). Costò alla C. 15 milioni di morti.
    Intanto alla fine degli anni '60 la C. si era staccata dall'Unione Sovietica. Si parlò di conflitto ideologico. Ma era Mosca a temere la presenza all'Est di questo immenso nuovo organizzato paese. Intorno al '70 i moderati, soprattutto Chou En-lai e Deng Xiao Ping, convinsero Mao della necessità di aprire la C. agli Stati Uniti. Nel febbraio del '72, dopo lunghe trattative, il presidente americano Richard Nixon visitava la C. Fu un avvenimento di incalcolabile portata. Restavano molti problemi da risolvere, ma dal quel momento la C. entrava con nuovi termini nel consesso mondiale e aveva, rispetto all'Unione Sovietica una funzione di equilibrio.
    Nel '76 moriva Chou En-lai. La sua corrente però aveva ormai partita vinta. La lotta contro l'ala di estrema sinistra culminò con il processo contro la "Banda dei Quattro". Ciang Cing insieme con gli altri venne condannata a morte. La vedova di Mao è stata poi graziata nel 1985 "per avere mostrato di essersi rieducata". Nel 1991 si è però tolta la vita nella villetta, dove era relegata, per scontare l'ergastolo.
    In sostanza si svolge ora in C. non un processo di democraticizzazione che sarebbe del resto impossibile, ma il ritorno a forme più realistiche di pianificazione. A esempio, si riapprezza, sia pure limitatamente, il principio del libero mercato, del libero sfruttamento di piccoli appezzamenti di terreno, e così via. Durante la Rivoluzione culturale si bruciarono i classici della letteratura laica e religiosa cinese. Ora si giudica Confucio un grande e saggio uomo.
    Definita un tempo una superpotenza, la C. è invece in effetti un paese del Terzo Mondo che tenta tutte le possibili vie per uscire da un millenario isolamento. Il nuovo leader, il vecchio Deng Xiao Ping, ha in sè una saggezza che gli permette di restare nell'antico, ma di aspirare pragmaticamente e modernamente al nuovo. E i fatti sembrano dargli ragione, nonostante le enormi difficoltà interne. Nel 1989 una pacifica insurrezione studentesca nella piazza Tien An Men di Pechino viene brutalmente soffocata con il sangue, tanto da passare alla storia come la "strage di Pechino". L'avvenimento ha vivamente sconvolto l'opinione pubblica internazionale ed ha portato a rezioni politiche contro la C. Solo ora la situazione si va lentamente stabilizzando.
    Arte
    Sono numerosi in Cina, soprattutto nella valle dello Yang-tze e nello Shantung, i reperti della Nuova età della pietra, che presentano analogie con oggetti dello stesso periodo dei paesi occidentali. Del Neolitico si hanno soprattutto ceramiche per uso domestico e per cerimonie unebri con figure del mondo animale e vegetale, già finemente stilizzate. Ad un'età preistorica appartiene il «vasellame nero», così chiamato dal colore dell'argilla usata proveniente in massima parte dallo Shantung, che fu una delle prime importanti sedi della civiltà cinese. In scavi compiuti nell'Honan settentrionale sono stati trovati i resti archeologici d'una civiltà cinese storicamente già formata risalente alla dinastia degli Shang, che ebbe inizio poco dopo il secondo millennio a.C. Si tratta di un repertorio molto ricco comprendente oggetti per uso domestico, materiale per riti sacri, armi. Le decorazioni sono già complesse e tendenti spesso all'astrazione e al simbolismo.
    Come per la letteratura, l'arte dei successivi periodi viene contrassegnata dai nomi delle dinastie. Sotto i Chou, per un periodo che va da poco prima del 1000 al 206 a.C., si hanno tre stili. Il primo, detto «occidentale», termina verso il 900 e rivela ancora l'imitazione della precedente cultura Shang, ma con una tendenza ad un barocchismo dovuto all'organizzarsi della società in forme politiche molto accentrate. Il «medio» stile Chou va dal 900 al 600 ca. ed è caratterizzato da una semplificazione e forse da un impoverimento della tecnica e del contenuto. L'ultimo stile, l'«orientale» (fino al 200), è ricco di oggetti in metallo, di vetro e di ceramica. In molte illustrazioni sono rese scene cosmologiche rappresentate quasi con un carattere favolistico. Le figure sono a volte deformate, a volte naturalisticamente impostate, cosa che indica la presenza di correnti artistiche spesso in conflitto tra di loro.
    Con gli Han (206 a.C. - 220 d.C.) la scultura e la pittura hanno il loro trionfo. Nella scultura compaiono i primi uomini e i primi animali interamente rappresentati per una statuaria funebre. Su sarcofagi e in camere funerarie si trovano rilievi già dal ritmo ondulato e dai tratti rapidi del disegno, tipici dell'arte cinese. I soggetti sono tratti dalla mitologia e dall'esemplificazione di norme morali. Non mancano scene di banchetti tenuti durante i funerali. Nella pittura si hanno silhouettes, particolarmente nelle regioni settentrionali, molto suggestive, ricche di movimento e di espressione. Ricchissimo anche il vasellame con una larga varietà di forme, come vasi-statuette, interessanti tra l'altro ai fini d'una ricostruzione del costume.
    La caduta degli Han non significò la fine della loro cultura, che invece continuò ad influenzare le forme artistiche per almeno altri due secoli. Durante l'ultimo periodo della dinastia Han era penetrato dall'India il buddhismo, che però cominciò ad essere espresso nell'arte solo alla fine del IV sec. d.C. Un gran numero di statue di grosse proporzioni (animali- cariatidi, animali alati, chimere, mostri), insieme col più svariato vasellame, invase in questo periodo i templi. Il buddhismo tese sempre più a materializzarsi in forme evidenti, perdendo via via la sua intima spiritualità: caratteristiche dell'arte buddhista sono le figure intagliate nella roccia, le pietre commemorative con figure su uno o più lati, le piccole figure in bronzo. Predomina a volte negli artisti la preoccupazione di rendere astratta l'espressione, quasi a significare l'immaterialità del mondo reale. In pittura compaiono anche nomi di famosi maestri come Ku K'ai- chih, abile nell'uso della prospettiva e nella disposizione sintetica delle figure. La tecnica di Ku si può osservare anche nell'arte tombale coreana e manciuriana. In questo periodo, che termina nel VI sec. d.C. e che storicamente è caratterizzato da divisione politica e da lotte interne, le pagode seguono un proto tipo indiano.
    Una grande ripresa nell'arte si ebbe, dopo la dinastia Sui (550-618 d.C.) che riunificò la Cina, con i T'ang (678-906). Le condizioni di sicurezza e la floridezza economica favorirono in tutti i sensi i generi artistici. Nella statuaria furono raggiunte linee armoniose che bene esprimono l'ideale di beatitudine buddhista. La pittura ebbe grandi maestri, ma molte delle loro opere sono andate perdute o ne restano copie. Finissimi sono i lavori in lacca e le porcellane. Ancora dopo un periodo di disordine, con i Sung si ha una nuova fioritura. La pittura acquista forme quasi fotografiche, ma d'una finezza straordinaria: bellissimi i paesaggi, le cui regole furono codificate da Kuo Hsi, i tratti nuvolosi di cielo, le aggraziate figurine di animali in piccoli sfondi. Nella scultura e nell'architettura vi è una tendenza all'ornamento geometrico. Anche le arti minori come vetreria, decorazioni di tessuti, lavori in lacca, hanno con i Sung un grande sviluppo. Pure durante questa dinastia, terminata nel 1279, l'unità territoriale della Cina fu spezzata in quanto nelle province settentrionali penetrarono le tribù mongole costringendo gli eserciti imperiali a ritirarsi sempre più a sud.
    La reazione nazionale contro gli invasori che a poco a poco occuparono tutta la Cina si ebbe nel XIV sec. Dal 1368 salivano sul trono imperiale i Ming, la cui dinastia durò fino al 1644. Durante la lotta per l'indipendenza del paese ci si era richiamati a tutti i motivi nazionali e la cultura stessa del periodo se ne era imbevuta. L'arte segnò perciò il ritorno ad una tradizione tipicamente cinese, eliminando accuratamente tutti gli elementi importati dagli invasori. Questo col tempo determinò un certo manierismo. Un'importante innovazione durante la dinastia Ming è la perfezione tecnica e lo sviluppo della produzione di porcellane. Queste ebbero all'inizio del periodo un colore blu dovuto all'importazione dalla Persia di cobalto polverizzato. Famose fabbriche di porcellane sorsero nel Kiangsi. L'architettura specie a Pechino raggiunse forme imponenti: si tratta di edifici estesi su un'area larga, per la tendenza ad una linea orizzontale. Vi sono molto sviluppati le terrazze e i tetti, che hanno un loro giuoco architettonico anche decorativo.
    Con i Ch'ing (1644-1977) di origine mancese la Cina si costituì come un immenso impero più volto al passato che al futuro, dall'ordinamento burocratico a piramide. Gli artisti perfezionarono le loro tecniche, ma le capacità inventive furono trattenute da uno spirito reazionario. Sono estremamente belle le porcellane, specie quelle prodotte durante il regno di K'ang-hi (1667-1722), a tre colori e a cinque colori.
    Nella Cina contemporanea vi è da un lato la tendenza a conservare tradizioni contenutistiche tipicamente cinesi, dall'altro ad esprimere attraverso la scultura e la pittura la nuova storia del paese. L'architettura, anche quella ufficiale, tende a perdere gli elementi barocchi presenti in tutte le dinastie per diventare pratica e razionale.
    Letteratura
    La letteratura in Cina risale al 2000 ca. a.C. Da allora fin quasi ai nostri giorni essa è stata monopolio di un ristretto numero di studiosi ufficialmente riconosciuti dallo stato e di funzionari. Sue caratteristiche sono l'indipendenza dalla letteratura di altri paesi, dovuta all'estremo isolamento geografico della Cina, l'influenza delle religioni e delle scuole filosofiche, il conformismo. Tra le religioni quella che più ha esercitato un suo pesante influsso, concretizzato nella rigida osservazione di regole ortodosse, è stato il confucianesimo. Di contro al formalismo confuciano, il taoismo invece si è sviluppato come una filosofia più incline alla critica, allo scetticismo, al rifiuto delle convenzioni. Sono anche esistite in Cina correnti popolari o ispirate direttamente dalla vita e dalle tradizioni popolari, ma tali correnti sono rimaste per lo più limitate al genere teatrale e ai canti, e spesso non hanno avuto una tradizione scritta. Fiorirono inoltre particolarmente nei periodi di rottura del potere centrale, come durante l'invasione dei Mongoli e nel periodo di riscossa nazionale contro di essi, quando la casta aristocratica cinese chiamò intorno a sé i contadini e gli artigiani per la lotta contro gli stranieri.
    Gli inizi. Un primo esempio di scrittura cinese, trovato a Honan, proviene dalle tombe dei re Shang. Si tratta di gusci di tartaruga. Gli scavi condotti in vari luoghi hanno riportato alla luce un gran numero di frammenti di ossa e gusci per oracoli, appartenenti a varie epoche. In tali oracoli è possibile trovare riferimenti sulle condizioni atmosferiche, agricoltura, caccia, pesca, guerra, nascite e morti di membri della famiglia reale e dei grandi dignitari. Uno dei più lunghi scritti consta di ca. 700 parole. Con la dinastia Ch'in si hanno iscrizioni anche su pietra.
    I classici confuciani. Confucio (551-479 a.C.) non fu, come ha ampiamente dimostrato la moderna critica, l'autore di quei testi fondamentali per la storia della letteratura cinese che vanno sotto il nome di «classici confuciani». Come fondatore della prima università privata dell'antica C., Confucio raccolse un gran numero di classici appartenenti alle epoche precedenti e li fece conoscere ai suoi discepoli che erano ca. 3000. Di tali classici I Cing o Libro dei cambiamenti è una collezione eterogenea di materiali di svariate epoche storiche. La sua prima parte è il Classico divinatorio in canti lirici popolari. Le dieci ali costituiscono un'aggiunta successiva fatta allo scopo di spiegare il simbolismo del Libro dei cambiamenti. In effetti tale aggiunta contiene anche trattati sull'origine della civiltà, cosmologia, filosofia politica. Lo Shih Cing o Libro dei canti è un'antologia di 300 canti popolari, odi e inni della Cina settentrionale compilati prima di Confucio. Molte odi contenute in tale libro risalgono ai primi tempi dei Chou (IX sec. a.C.); alcune trattano d'amore, guerra, festività, matrimoni, onore, tirannia. Seno ancora oggi apprezzate dai Cinesi per la loro semplice lirica bellezza, a volte resa con immagini descrittive, a volte in simboli e significati sofisticati.
    Appartengono ancora ai cosiddetti classici lo hu Ching o Libro della storia, raccolta di note e osservazioni sui fatti accaduti dal 3000 al 600 a.C.; il Chou Li o Riti della dinastia Chou; il Ch'un Ch'iu o Annali di primavera e d'autunno, cronaca dei dinasti dello stato di Lu (722-484 a.C.); il Tso Chuan, un commento del Ch'un Ch'iu che costituisce anche una delle prime grandi opere storiche cinesi.
    I generi. Malgrado la confusione di generi tipica di certi periodi della cultura cinese, si può fare una divisione tra opere letterarie, opere storiche e lavori filosofici. Di questi ultimi uno dei testi più importanti è quello scritto nel IV sec. a.C. da Chuang-tzu, ricco di brillanti osservazioni rese con uno stile limpido e spesso possente. Delle storie, dopo il Tso Chuan, vi è Shih Chi di Se-ma Ch'ien (145-86 a.C.), vasto trattato sugli avvenimenti dalla creazione all'eta dell'autore. Comprende annali degli imperatori, tavole cronologiche, monografie, annotazioni sui sacrifici ufficiali, biografie di principi e personaggi illustri. Vi si avverte la compilazione da fonti originali, carte di stato, tradizioni orali largamente diffuse, poesie. Delle opere letterarie sono notevoli quelle della dinastia Han, che rivelano uno stile vigoroso e rude. Una riforma di questo stile si ebbe con Wang Po (647-675), autore dell'opera Prefazione alle poesie composte nel padiglione del principe T'eng, e soprattutto con Han Yu (767-824), che scrisse Alla ricerca del vero insegnamento. E' da notare che il sistema di esami letterari per gli aspiranti a posti di funzionari di stato, iniziato nel 165 a.C. e pienamente stabilito nel 622 d.C., ha in tutti i tempi favorito la nascita di lavori letterari, in versi e in prosa. Moltissime opere sono però stereotipate, legate ad una maniera ufficiale, prive di inventiva. La mancanza di invenzIone si avverte sempre più pesantemente a partire dal 1500 ca. d.C. e comunque è una costante di tutti i periodi fortemente burocraticizzati. Pure non mancano composizioni poetiche stupende che spesso esprimono lo spirito di un'intera età storica, religiosa e filosofica.
    La poesia ha sempre avuto in Cina un'importanza enorme. Negli esami di stato, aboliti solo in epoca moderna (v. Cina, Educazione), era obbligatorio comporre dei versi. Tutti i giovani samurai si esercitavano perciò nella poesia e finivano per coltivarla anche dopo essere entrati al servizio dello stato. Si scrivevano brevi poesie per inviti, onomastici di persone care o influenti, dichiarazioni d'amore, conviti, nascite, morti. E' singolare che la poesia cinese abbia sempre avuto carattere lirico e non epico. Nei versi l'autore cerca di nascondere in poche parole un significato più grande che certamente farà riflettere il lettore. Esempi di antica poesia cinese sono nel Libro dei canti, considerato tra i testi classici e che costituisce una vera e propria antologia della prima letteratura poetica in Cina.
    Largo sviluppo ha avuto anche in Cina il romanzo, in una forma però diversa da quella occidentale, con ampie digressioni, sviluppo denso degli eventi, numero enorme di personaggi.
    Il XX secolo. Una data importante per il rinnovamento degli antichi modi letterari cinesi è il 1905, anno in cui furono aboliti gli esami letterari di stato. Da quell'anno i giovani cinesi delle classi abbienti cominciarono a recarsi all'estero per compiere gli studi universitari, particolarmente in Giappone, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Caduta la monarchia, gli intellettuali rivoluzionari si batterono per l'uso d'una lingua scritta che corrispondesse il più possibile al linguaggio corrente, al posto della lingua classica del tutto artificiale e incapace di esprimere la moderna problematica di un paese in rinnovamento. L'uso d'una lingua scritta corrente significò anche la fine del monopolio della letteratura di piccoli gruppi e la conquista ad essa di masse sociali sempre più ampie. In conseguenza anche i contenuti andarono modificandosi. Gli scrittori della nuova generazione agitarono nei loro libri i problemi più importanti del momento: emancipazione dal sistema confuciano, dalla tradizione imperiale, dal classicismo. Dopo il 1930 si affermarono scrittori con intenti sociali che adottarono modi realistici per descrivere le condizioni arretrate dei contadini, della donna della famiglia. La letteratura divenne perciò un'arma rivoluzionaria di vasta portata. E' significativo che molti capi politici cinesi, come Mao, siano essi stessi autori di prose e di versi. Gli scrittori della Cina nazionalista (tra i nomi più noti vi sono Pa Chiu, Lau Show, autore del Ragazzo del risciò (Shen Ts'ung-wen) sono oggi poco considerati ed il loro posto è occupato dagli scrittori del realismo socialista, come Liu Ching, Tung Ling, ecc. In questi autori è facile riscontrare una terminologia troskista, che riflette il particolare indirizzo del comunismo cinese.
     
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