Fini: «Berlusconi è illiberale». Nasce “Futuro e Libertà”

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    Frutto di un'Italia andata ormai a Fanculo!

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    Dove nasci, dove cresci: quando parti poi ritorni. Se ci vivi per amore resta il posto dove muori.

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    «In due ore, senza la possibilità di esprimere le mie ragioni, sono stato di fatto espulso dal partito che ho contribuito a fondare». Così ha esordito Gianfranco Fini questo pomeriggio in una concisa dichiarazione letta alla stampa. E ciò perché - ha proseguito - ritenuto colpevole di “stillicidio, di distinguo o contrarietà” nei confronti del governo, “critica demolitoria alle decisioni del partito”, “attacco sistematico al ruolo e alla figura del premier”. Inoltre - ha ancora detto Fini - avrei “costantemente formulato orientamenti” e persino, pensate che misfatto, “proposte di legge che confliggono col programma elettorale”. La concezione non propriamente liberale della democrazia che l’onorevole Berlusconi dimostra di avere, emerge anche dall’invito a dimettermi, perché “allo stato è venuta meno la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezionì’’.

    «Ovviamente non darò le dimissioni, perché è a tutti noto che il presidente deve garantire il rispetto del regolamento e l’imparziale conduzione dell’attività della Camera, non deve certo garantire la maggioranza che lo ha eletto. Sostenerlo dimostra una logica aziendale, modello amministratore delegato-consiglio d’amministrazione, che di certo non ha nulla a che vedere con le nostre istituzioni».

    «Ringrazio i tantissimi cittadini - ha poi detto - che in queste ore difficili mi hanno manifestato la loro solidarietà e mi hanno invitato a continuare nella difesa di valori irrinunciabili, quali l’amor di patria, la coesione nazionale, la giustizia sociale, la legalità: Legalità intesa nel senso più pieno del termine, cioè lotta al crimine, come meritoriamente sta facendo il governo, ma anche legalità intesa come etica pubblica, senso dello Stato, rispetto delle regole».

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    «È un impegno che avverto come preciso dovere - ha aggiunto - anche per onorare il patto con quei milioni di elettori del Pdl onesti, grati alla magistratura e alle forze dell’ordine, che non capiscono perché nel nostro partito il garantismo, principio sacrosanto, significhi troppo spesso pretesa di impunità».

    «Infine - ha concluso - ringrazio dal più profondo del cuore i parlamentari del Pdl che nelle prossime ore daranno vita ad iniziative per esprimere la loro protesta per quanto deciso ieri dal vertice del partito. Sono donne e uomini liberi, che sosterranno lealmente il governo ogni qual volta agirà davvero nel solco del programma elettorale e che non esiteranno a contrastare scelte dell’esecutivo ritenute ingiuste o lesive dell’interesse generale. Ieri è stata scritta una brutta pagina per il centrodestra e più in generale per la politica italiana. Ciò tuttavia non ci impedirà di preservare i valori autenticamente liberali e riformisti del Pdl e di continuare a costruire un Futuro di Libertà. Per l’Italia».

    Ecco chi forma il nuovo gruppo parlamentare
    Il vicepresidente Maurizio Lupi oggi in aula ha letto i nomi di 33 deputati che hanno aderito al nuovo gruppo parlamentare di Montecitorio “Futuro e Libertà per l’Italia”. Ecco la lista: Enzo Raisi, Italo Bocchino, Luca Barbareschi, Maria Grazia Siliquini, Benedetto Della Vedova, Angela Napoli, Francesco Proietti Cosimi, Aldo Di Biagio, Francesco Divella, Claudio Barbaro, Antonio Bonfiglio, Giuseppe Scalia, Antonino Lo Presti, Flavia Perina, Fabio Granata, Carmelo Briguglio, Giorgio Conte, Luca Bellotti, Alessandro Ruben, Andrea Ronchi, Donato Lamorte, Giulia Bongiorno, Catia Polidori, Carmine Patarino, Giulia Cosenza, Silvano Moffa, Mirko Tremaglia, Adolfo Urso, Roberto Menia, Giuseppe Consolo, Giuseppe Angeli, Souad Sbai e Gianfranco Paglia.

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    Per il Senato, che oggi non aveva sedute in programma, bisognerà invece attendere la prossima settimana. Esponenti finiani hanno annunciato che avrebbero raggiunto il numero minimo per la costituzione del gruppo, che a a palazzo Madama è di 10 parlamentari. Si delinea così anche il peso che il nuovo raggruppamento ha sulla solidità del governo. Berlusconi dovrà adesso negoziare anche con i finiani i singoli provvedimenti, altrimenti rischia di avere maggioranze molto risicate, anche calcolando i parlamentari finora all’opposizione che sarebbero passati alla maggioranza.

    Il Pdl alla Camera contava 271 deputati che scendono a 238 dopo la diaspora dei finiani. Considerato che gli alleati della Lega Nord contano 59 deputati, il rimanente Pdl più la sola Lega Nord non riuscirebbe dunque a raggiungere la maggioranza assoluta a Montecitorio, che è di 316 deputati. Di vitale importanza per il governo, se volesse fare a meno dei finiani, diventerebbe quindi confermare ed eventualmente ottenere nuovi consensi nel gruppo Misto, che comprende 31 deputati.

    Di questi, otto sono del partito di Francesco Rutelli, Alleanza per l’Italia, sei del Partito liberale italiano, tre dei Repubblicani regionalisti, 4 dei Liberal democratici, 5 del Movimento per le Autonomia e 3 delle minoranze linguistiche. Ci sono infine due deputati non iscritti ad alcuna componente. L’Mpa ed altri 5 deputati del misto hanno finora sostenuto il governo. Al Senato attualmente il Pdl conta 145 aderenti. La maggioranza può contare anche su 26 leghisti e su 3 aderenti all’Mpa per un totale di 171 senatori su una maggioranza assoluta, al netto dei senatori a vita, di 158 voti. I finiani qui dovrebebro essere una decina.

    Cicchitto: la rottura è stata politica
    La rottura tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini è avvenuta «per una logica politica, e non aziendale». Il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, replica così alle affermazioni del presidente della Camera, accusandolo di «avere rimosso i mesi di polemica martellante da lui condotta e da alcuni parlamentari a lui legati». È stato questo comportamento, secondo il presidente dei deputati Pdl, «che ha provocato la crisi del Pdl e una situazione di incompatibilità politica».

    Di qui, sostiene, è infatti derivata «la rottura e l’affermazione contenuta nel documento del Pdl sulla caduta del rapporto di fiducia che ha portato il Pdl a eleggerlo a presidente della Camera per divenire espressione delle istituzioni, ma nel quadro di un rapporto di solidarietà politica con il centro-destra». «Quello che è certo - conclude Cicchitto - è che c’è stato un netto chiarimento a livello politico e del partito. Ciò pone al Pdl l’esigenza di un forte rilancio politico e organizzativo».

    Il senatore ligure Musso non va con i finiani
    Il vicepresidente dei senatori Pdl, Gaetano Quagliariello, ha avuto oggi un colloquio con il senatore Enrico Musso (Pdl). Secondo quanto si è appreso, Musso avrebbe garantito di non voler aderire ad un gruppo parlamentare autonomo dei finiani.

    De Magistris (Idv): il governo è finito
    «Il Pdl è finito ed è finito anche il governo». È quanto afferma Luigi de Magistris, eurodeputato Idv, che aggiunge: «È una morte consumatasi su un tema centrale per l’intero paese, anche alla luce delle recenti inchieste della magistratura che hanno investito istituzioni e politica: quello della giustizia e della legalità come valori irrinunciabili». «È inutile -sottolinea- che Berlusconi continui a dichiarare la forza della maggioranza: come può pensare di continuare a governare logorato dagli scandali morali-giudiziari che coinvolgono tanto lui che gli esponenti di punta del suo partito e del suo esecutivo?».

    «Come può pensare di farlo -chiede de Magistris- soprattutto dopo la frattura con Fini e il `mani libere´ annunciato dal presidente della Camera in merito all’azione futura della maggioranza, che di fatto sarà sotto ricatto di un alleato `esterno´ radiato e bastonato? L’esecutivo -conclude- sta vivendo un’agonia priva di qualsiasi prospettiva politica: sarebbe dunque salutare per il paese che il presidente del Consiglio presentasse le dimissioni al capo dello Stato».
     
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