Cuba è la prima finalista Serbia, tie-break fatale

Mondiale, la squadra caraibica piega in semifinale gli slavi, che cedono al quinto 16-14, facendosi rimontare da 13-11. Decisivi gli schiacciatori di Cuba e la forza del suo muro.

ROMA, 9 ottobre 2010 – Cuba è la prima finalista di questo Mondiale. Arriva meritatamente all’atto conclusivo, dopo una partita spettacolare, bellissima e che riserva grandissime emozioni in quasi due ore di sfida punto su punto. La Serbia masticherà amaro a lungo per una partita conclusa sul 16-14 al quinto set con gli slavi avanti fino al 13-11 nel tie-break. Ma la forza degli schiacciatori caraibici e soprattutto di un muro finalmente maturo tatticamente fanno la differenza, seppur minima.


La gioia di Cuba, prima finalista.

L’ORCHESTRA DI GRBIC — Nel primo set la Serbia, pur non brillando, controlla il parziale. Un attacco efficace, perché l’esperto palleggiatore Nikola Grbic – che qui a Roma ha vinto uno scudetto nel 2000 e per questo è molto applaudito – chiama i suoi centrali a punto (4 su 4 Stankovic in attacco) e mantiene questo fondamentale su percentuali elevate. Qualche errore gratuito di troppo dei cubani fa la differenza.

SI ALZA IL MURO DI CUBA — I serbi forse si cullano sugli allori e partono un po’ molli nel secondo set. Soprattutto i centrali non “leggono” bene l’attacco dei caraibici guidato dall’opposto Hernandez (2 ace al servizio), anche perché in battuta i serbi non pungono e la ricezione ottima consente a Hierrezuelo di distribuire in maniera più efficace il gioco. Ma è soprattutto a muro che i cubani creano il gap nel secondo parziale: ben 6 blocchi vincenti.

CHE SPETTACOLO — Il terzo è il parziale più equilibrato (e bello). Miljkovic fa male con la sua battuta, ma i cubani (nel parterre ci sono i vecchi campioni Diago, ora presidente della federazione cubana, e Despaigne, che vorrebbero quasi scendere in campo…) reggono in ricezione e quando la Serbia arriva avanti a 24, Leal e compagni riescono sempre a ricevere e attaccare bene. Concedono solo un contrattacco ai serbi, ma stavolta Mikjkovic tira fuori la palla del 24-26, si esalta Hernandez a muro e si chiude 31-29, con i serbi che faticano alla banda con Janic e Kovacevic che non passano più.


Il cubano Aties contro il muro serbo.

ANCORA GRBIC — E’ l’esperto palleggiatore a “camuffare” la giornata non brillante di qualcuno dei suoi (Janic in attacco soprattutto), mantenendo la squadra a galla senza strafare e aspettando anche qualche errore dei cubani (12 in questo set, troppi). Il 25-22 del quarto parziale, rimette il tutto in perfetta parità.

TIE BREAK — Si arriva dunque al set decisivo, con i serbi che sembrano più in partita, ma Cuba che non molla di un centimetro. Ogni azione c’è da trattenere il fiato. Miljkovic riesce ad aggirare l’altissimo muro cubano, e sul 13-11 gli slavi sembrano aver conquistato il break decisivo. Ma non hanno finito di fare i conti col blocco caraibico. Incredibile l’azione di muro a 1 di Hierrezuelo che sembra colto da un raptus nazionalistico: esulta come un invasato, baciando la maglia. Comprensibile, perché quel 13 pari riporta i suoi in partita e deprime il morale avversario. Infatti il 14-13 arriva su uno dei rari errori di Grbic. E se Miljkovic annulla il primo match-ball, è Camejo a stampare sui piedi del fortissimo opposto il pallone decisivo.

Cuba b. Serbia 3-2 (22-25, 25-17, 31-29, 22-25, 16-14).