Fiducia, il Governo resiste per 3 voti. Berlusconi: "Ora le riforme"

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  1. sghizzo1989
     
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    Il giorno tanto atteso è arrivato. Questa mattina la Camera dei Deputati ha votato la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni. Il risultato finale è di 314 voti contrari alla sfiducia e 311 favorevoli, 2 gli astenuti (Moffa di Fli e Gaglione di NoiSud); il Governo Berlusconi incassa la fiducia, e resta in piedi grazie a 3 voti.
    Sono risultati decisivi, alla luce dei numeri, i voti di Katia Polidori e Maria Grazia Squilini, che hanno deciso di appoggiare il governo di Silvio Berlusconi, pur facendo parte del gruppo Futuro e Libertà. Contrari alla mozione di sfiducia anche i tre deputati fondatori del Movimento di Responsabilità Nazionale, Domenico Scilipoti (ex Italia dei Valori) e i due del gruppo Misto Massimo Calearo e Bruno Cesario: tutti e tre appoggiano il governo Berlusconi, per un totale di 5 voti decisivi.

    Ma procediamo con ordine e guardiamo alla giornata politica. In mattinata le dichiarazioni di voto avevano fatto intuire che, fiducia o sfiducia che fosse, il tutto si sarebbe giocato su pochissimi voti. Numerosi gli interventi da parte dei capigruppo dei partiti alla Camera.

    BERSANI – Il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani inizia il suo discorso puntando il dito contro la presunta compravendita di voti avvenuta negli ultimi giorni, e finalizzata a far sopravvivere il governo: “certe botteghe non chiudono mai”, dichiara Bersani tra gli applausi dell'emiciclo sinistro della Camera. Fiducia o sfiducia che sia, “l'opposizione è tranquilla”, e questo perché “comunque vada per lei è finita” dice Bersani rivolgendosi direttamente al Premier. Se anche il governo sopravvivesse “sarebbe una vittoria di Pirro: un voto in più quando prima ne aveva cento”. “L'oggetto vero di questo giorno è la sua sconfitta politica” insiste Bersani che poi prosegue, riferendosi ai presunti complotti millantati dal Cavaliere contro di lui, asserendo che “soltanto i bambini pestano i piedi, strillano e dicono che è colpa della strega cattiva: agli adulti questo non è consentito”. Alla maggioranza ricorda che “avete sacrificato i bisogni del Paese per arrovellarvi sui problemi del vostro capo”.
    Poi sposta l'attenzione sui cosiddetti moderati: “smettiamola di chiamare moderati quelli che portano i soldi all'estero e che voi condonate, è la povera gente che è moderata in questo Paese”.
    Infine, l'appello agli indecisi: “non diamo troppo tempo a questo tramonto, che può solo far del male a questo Paese, che è stanco e vuole cambiare”.

    DI PIETRO – Il leader dell'Italia dei Valori non perde tempo, e si scaglia direttamente contro il Premier Berlusconi: “lei è entrato in politica per i suoi affari personali, soprattutto quelli giudiziari, non certo per servire il Paese”: “il suo impero di cartapesta è giunto alla fine, non le resta che consegnarsi alla Magistratura e farsi giudicare come un Noriega qualsiasi”. Al paragone con il dittatore panamense, Berlusconi esplode, e preferisce uscire dalla Camera, seguito da alcuni ministri.
    Di Pietro non si ferma ed anzi rincara la dose: “persone di ogni categoria sociale protestano, e non ne possono più di essere presi in giro da lei e dal suo governo”; “i poliziotti protestano perché sono stanchi di dover pagare da soli la benzina per correre dietro ai delinquenti”.
    E poi, riferendosi alle attualissime proteste del mondo dell'istruzione della cultura italiane: “le migliaia di studenti e docenti che protestano non sono dei delinquenti per il semplice fatto che protestano, ma sono giovani disperati a cui avete tolto il futuro”.
    “Fuori non c'è il paese delle meraviglia che descrivete: ci sono giovani che hanno perso il lavoro o che il lavoro non l'hanno mai avuto”: “avete trasformato l'Italia nel Paese delle banane”, conclude Di Pietro.

    CICCHITTO – Per il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto, “con Berlusconi è nato un nuovo modo di far politica”; una politica basata “sul carisma e sulla leadership”. “Se Berlusconi non ci fosse bisognerebbe inventarlo”, continua Cicchitto, che ricorda che Silvio Berlusconi è sceso in campo, nel lontano 1994, dopo che la Magistratura di Tangentopoli aveva distrutto tutti i partiti riformatori e moderati, lasciando campo libero alle sinistre. Cicchitto ne ha per tutti. Risponde prima alle opposizioni: “il ciclo di Berlusconi, mi dispiace On. Bersani, non è finito”. Mentre la replica contro il leader Idv è ancora più dura: “Di Pietro è un laureato semianalfabeta”. Infine, confermando ovviamente a fiducia del Pdl nei confronti di questo governo, si rivolge al Presidente Fini, considerandolo “un Presidente della Camera che usa il prestigio politico del suo ruolo istituzionale per fare politica militante”. “O fiducia o alle elezioni, fermo restando le prerogative del Capo dello Stato”, ha concluso Cicchitto.

    REGUZZONI
    – Il capogruppo della Lega Nord, Marco Giovanni Reguzzoni conferma la fiducia del Carroccio al governo Berlusconi: “il governo deve andare avanti per il bene del Paese”. “La Lega ha scelto una strada chiara” continua Reguzzoni, “l'alleanza con Silvio Berlusconi”, un uomo “che ha sempre mantenuto fede ai patti”. Il tutto, dichiara il rappresentante della Lega Nord, perché “il Paese non vuole le elezioni, il Paese vuole le riforme”, prima tra tutte quella fiscale in senso federalista: “non buttiamo a mare la legislatura”: così Reguzzoni conclude il suo breve e conciso intervento.

    CASINI – Breve anche l'intervento di Pierferdinando Casini. Il leader dell'Udc ricorda alla Camera ed al Presidente Berlusconi che “ieri (al Senato, ndr) abbiamo ascoltato i soliti programmi mirabolanti, come se Lei venisse dalla Luna e non avesse governato negli ultimi dieci anni”. Un governo, a giudizio di Casini, che non si dedica mai “una parola di autocritica”, un Presidente del Consiglio per il quale le dimissioni “non sarebbero un atto di resa o di debolezza, ma di consapevolezza che al Paese serve cambiare passo, perché un voto in più o uno in meno non servono a niente”. E tuttavia questo governo “marcia verso il baratro”.

    BOCCHINO – Attesissimo l'intervento del capogruppo di Futuro e Libertà. E anche Italo Bocchino si rivolge direttamente a Berlusconi, ricordandogli che “il Centrodestra non è un marchio Fininvest” e che quindi, di conseguenza, “noi non possiamo avere lezioni da lei sulla nostra posizione politica”. A Berlusconi che li accusa di voler riportare l'Italia in pieno clima da Prima Repubblica, Bocchino risponde infervorandosi: “negli anni in cui noi ci opponevamo al comunismo lei costruiva palazzi e faceva accordi con esponenti politici che sono stati il simbolo di quella Prima Repubblica. Non esiste in Italia un beneficiato della prima repubblica come Silvio Berlusconi”. Infine, sempre in risposta alle accuse dal Cavaliere, che li ritiene colpevoli di voler tentare un ribaltone, il rappresentante di Futuro e Libertà ricorda: “ di ribaltoni ne ho visti due nella storia recente di questo Paese: uno lo fece la Lega Nord ai danni del Centrodestra; e uno lo fa oggi lei che spera di prendere la fiducia con i voti di dieci parlamentari eletti con l'opposizione per cacciare noi che siamo stati eletti con i voti della maggioranza”.

    In conclusione, a nulla è valsa la presenza di deputate quali Giulia Buongiorno, Giulia Cosenza (entrambe di Fli) e Federica Mogherini (Pd), tutte e tre presenti in Aula nonostante fossero incinte.

    Il Governo resta in piedi, seppure con una maggioranza che definire risicata è un eufemismo (3 voti). Maggioranza che potrebbe calare ancor di più se il Presidente della Camera Gianfranco Fini dovesse dimettersi, e tornare quindi a sedere tra i banchi di Montecitorio, con la rinnovata possibilità di votare.
     
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0 replies since 15/12/2010, 09:26   64 views
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